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L'angolo dei colleghi e dei curiosi I




Il vero e il falso, Saggio sulla struttura logica dell'interpretazione psicoanalitica di Enzo Codignola, Boringhieri, Torino, 1977


Enzo Codignola (Genova, 1930-1977), specialista in malattie nervose e mentali, si è formato come psicoanalisita e psicoterapeuta a Kreuzlingen con Ludwig Binswanger e a Zurigo. Fin dagli inizi, ha fatto parte della redazione di Psicoterapia e Scienze Umane, come direttore e redattore. Prioritario in lui l'interesse epistemologico legato alla pratica psicoanalitica.



Sintesi di alcuni concetti da "Il vero e il falso", per incuriosire il lettore alla lettura di questo importante saggio di estremo rigore metodologico.


Una volta stabilite le condizioni ottimali per l'analisi, questa si svilupperà trattandole come dati di fatto fissi e irrilevanti ai fini del processo. Potranno rientrarvi solo se emergerà un significato diverso.
Ad esempio, tale significato diverso emerge quando viene attribuito loro dai conflitti del paziente. Allora, si discuteranno non contenuti fissi irrilevanti, ma lo spostamento del loro significato. Il setting si configura quindi come un supporto per l'attività interpretativa, ciò che la rende praticamente possibile.
Le implicazioni di questo sono due: a) l'analisi è interpretazione; b) l'interpretazione psicoanalitica è onnicomprensiva, cioè si attua su tutto ciò che accade. Il resto, è un insieme di dati privi di importanza per il processo.
Tuttavia, non vi può essere un'estensione del concetto di interpretazione e un suo uso al di là di qualsiasi legame col setting, perchè ciò diminuirebbe o annullerebbe la possibilità di conservare la struttura logica dell'interpretazione stessa, privandola di un quadro di riferimento preciso e concreto. L'uso di un metodo serve invece a dare legittimità scientifica all'interpretazione.
Il primato dell'interpretazione nella psicoanalisi deriva dal fatto che ogni affermazione metapsicologica e ogni regola tecnica sono sottoposte alla verifica permanente del metodo interpretativo.
Vi sono elementi non interpretabili, su cui bisogna agire, come l'angoscia, o le condizioni dell'Io, o qualsiasi altro dato diagnostico analitico, tenendo sempre ben presente che in analisi conta non la natura delle cose, ma il modo in cui esse vengono trattate.
L'interpretazione non può prescindere dal setting e dai parametri, che sono deviazioni dal modello della tecnica. Parametri ed elementi del setting vanno considerati non come dati fattuali ma come testi interpretabili, in certe situazioni .
Non tutto però è interpretabile: vi sono cose che in un determinato momento non vengono interpretate, perché considerate non interpretabili, e altre che invece lo sono. Interpretare sostanzialmente significa attribuire a qualcosa un senso diverso da quello esplicito e apparente, decifrare un messaggio, individuare la duplicità di un discorso.
Ma non tutto ciò che accade nella situazione analitica va interpretato; molte cose vengono prese alla lettera e hanno la funzione di un quadro di riferimento per l'interpretazione.
Codignola, in maniera assai originale, pone due categorie in cui il metodo interpretativo stabilisce una divisione: a una appartengono le cose che vengono interpretate: il Falso; all'altra, che funziona come quadro di riferimento per la prima, le cose che, in rapporto alle prime, sono considerate Vere.
Ci si può chiedere come mai l'interpretazione è rapporto col falso. L'A chiarisce che è perchè stabilisce di per sé la falsità parziale di ciò che viene interpretato, altrimenti non esisterebbe. La falsità è il frutto di una falsificazione (pensare ai sogni e al meccanismo dei ricordi).
Gli elementi veri sono quelli non interpretabili, non riconducibili che a se stessi (per esempio, la malattia).
Il fatto che l'analista tratti alcune cose come false e altre come vere deriva dal suo metodo, ed è indipendente dall'effettiva attribuzione di un carattere di verità a questo o quel fatto in analisi.
Cosa sono dunque in psicoanalisi il vero e il falso?
Il vero è ciò che non si interpreta, il falso ciò che viene interpretato; il falso equivale all'interpretabile, il vero al non interpretabile.
Per una certa parte (setting) ciò che ha il ruolo di vero in analisi ha legami molto precisi con la realtà esterna. Ma la realtà esterna entra nell'analisi sono attraverso quella porta.
Un discorso tra analista e paziente sulla realtà esterna non è analitico, e resterà un discorso extra-analitico fin quando non si fonderà su quegli elementi che fanno parte della struttura dell'interpretazione.
Gli elementi che fanno parte della struttura dell'interpretazione sono quelli trattati come veri nella logica dell'interpretazione, non al di fuori di essa.
Il setting è indifendibile da parte dell'analista di fronte a certe contestazioni in quanto può essere difeso solo come elemento del processo analitico hic et nunc, non in quanto lo si pretenda giusto o corretto in senso scientifico.
In psicoanalisi, la costituzione del reale si colloca nella storia ed è da essa determinata, tanto che varia con la storia stessa; oggetto della psicoanalisi è la relazione tra conscio e inconscio (nelle sue vicissitudini storiche), non la formulazione di una teoria della verità antropologica.
Gli elementi postulati come veri non sono ulteriormente scomponibili dall'analisi, mentre quelli postulati come falsi lo sono. Ma questo non significa che gli elementi del setting siano gli unici veri, perché immodificabili, in quanto il setting non è sempre stato uguale nella storia del movimento psicoanalitico.
Un' altra variabilità degli elementi veri (longitudinale) esiste all'interno di ogni singola situazione analitica. Singoli elementi possono, a seconda delle esigenze del processo interpretativo, essere spostati da una categoria all'altra: cose trattate come vere, possono poi essere interpretate, dunque trattate come false.
Gli elementi assunti come veri non sono costantemente gli stessi in ogni trattamento: almeno una parte di essi muta da un momento all'altro su una gamma di possibilità.
L'acquisizione cognitiva fondamentale da parte del paziente avviene nel momento in cui la situazione analitica e le condizioni del suo Io gli permettono, usando l'analista come termine vero, di vedere ciò che di falso aveva proiettato su di lui. Per questo non è affatto necessario che l'analista sia buono, o cattivo, o neutrale.
Codignola parla poi di interpretazioni “appropriate alla fase di sviluppo” del paziente, in quanto le interpretazioni mutative, secondo Strachey, provocano mutamenti parcellari dell'Io, elementi veri.
Questo concetto implica non solo che l'interpretazione muta di momento in momento in una analisi, ma anche che la relazione vero-falso ha una serie di momenti evolutivi. Nel momento in cui interpreta, l'analista pone nell'ambito del falso ciò che sta interpretando; ma non può far questo senza assumere un vero come segnale di riferimento cognitivo.
La struttura logica che sorregge l'interpretazione è quella in cui i termini vero e falso non sono che i membri di un'unica categoria e in quanto tali sono inscindibili. L'area del vero comprende gli elementi del setting, certi ruoli dell'analista, il discorso sui parametri e alcune affermazioni sullo sviluppo dell'Io che fanno parte della teoria metapsicologica.



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