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L'angolo dei colleghi e dei curiosi II




Fritz Morgenthaler


Un breve profilo e bibliografia


Fritz Morgenthaler (1919 Oberhofen -1984 Addis Abeba), psicoanalista di nazionalità svizzera (vedi nel sito Association Géza Roheim voce Paul Parin Ecole zurichoise d'ethnopsychanalyse).
Come suo padre, Ernst Morgenthaler, famoso pittore, anch' egli è stato pittore oltre che abile giocoliere.
Conseguita la laurea in medicina, e dopo aver prestato come chirurgo servizio umanitario con la Croce Rossa svizzera nel 1944 in Bosnia, si è specializzato in Neurologia e, dopo un'analisi personale freudiana con Rudolf Brun, ha cominciato ad esercitare come psicoanalista.
Insieme a Paul Parin e Goldy Parin-Matthéy, ha costituito un team che, a partire dal 1954, e fino al 1971, ha approfondito alcuni capisaldi del pensiero freudiano confrontandosi , nel corso di sei viaggi ogni due-tre anni della durata media di 6 mesi, con popolazioni dell'Africa occidentale, quali i Dogon, e della Costa d'Avorio, gli Agni, nell'ambito della ricerca etnopsichiatrica. Una delle deduzioni più significative che Morgenthaler e i Parin ne hanno tratto è stata quella che il concetto di normalità è strettamente correlato alla cultura di appartenenza, da cui la relativizzazione del concetto stesso di “malattia”.
In ambito etnopsichiatrico, il lavoro di Morgenthaler e dei Parin è culminato nella pubblicazione del libro ”Temi il prossimo tuo come te stesso-Psicoanalisi e Società tra gli Agni della costa d'Avorio”.
Col figlio Marco e F. Weiss ha poi scritto “Conversations au bord du fleuve mourant Ethnopsychanalyse chez les Iatmouls De Papouasie/Nouvelle-Guinée”.
Dotato di una grande creatività, nei suoi scritti e nei suoi seminari, molti dei quali tenuti in Italia, principalmente a Bologna e Milano, e negli ''Psychoanalytischen Seminars Zürich'', in cui è stato docente di spicco, ha sottolineato in maniera particolare il ruolo svolto dall'emozionalità, sia nei rapporti interpersonali di tutti i giorni che nell'ambito del lavoro analitico.
Molti suoi lavori sono stati pubblicati in italiano sulla rivista ''Psicoterapia e Scienze Umane'' ( riguardo alla Rivista, vedi ”La psicoanalisi e l'istituzione psicoanalitica in Italia”, di Pier Francesco Galli).
Fondamentale il trattato di Fritz Morgenthaler, tradotto anch'esso in italiano, “Tecnica: dialettica della prassi psicoanalitica”.
Per Tecnica, Morgenthaler intende lo specifico metodo volto ad uno scopo, l’utilizzo di strumenti.
Per Dialettica egli intende un processo che consta di tre passaggi:
1) la tesi, sostenuta dal paziente con la coazione a ripetere: il paziente cioè. riattualizza le difese e vive il presente come se fosse il passato;
2) l’antitesi, sostenuta dall’analista, che ha il compito di mostrare la stranezza di ciò che sta accadendo e di portare il paziente a rendersi conto che corpi estranei sono penetrati nel rapporto analitico;
3) la sintesi, data dal fatto che il paziente si rende conto di essere in preda a conflitti come lo era da bambino, e di consegienza capisce che tali conflitti sono estranei alla situazione attuale.


L'emozionalità

Come testimonia anche il suo amico, psichiatra ed etnopsicoanalista, Paul Parin, una cosa Morgenthaler metteva a fondamento di tutto: l'emozionalità, e il suo scopo precipuo era quindi liberare i sentimenti rimossi.
L'emozionalità è il punto cardine del suo pensiero teorico ma anche della sua prassi.
Morgenthaler, sia nei seminari che nelle supervisioni e negli scritti non perdeva quindi occasione per mettere in rilievo il ruolo svolto dall'emozionalità nella nostra vita, oltre che nel lavoro analitico.
Nel descrivere con grande originalità il sessuale, che è la pulsionalità nell'Es, ha sempre sottolineato come tale potenziale energetico divenga visibile attraverso il movimento, l'emozionalità appunto.
L'emozionalità, lui diceva, costituisce la disposizione affettiva, la vitalità, il creativo della vita, ciò che stimola a trovare qualcosa di nuovo.
Anche nel processo analitico, il fatto primario è il movimento emotivo che lo promuove, perché permette che si riversi nel rapporto analitico tutto il vissuto passato .
Inoltre, il movimento emozionale collega la sessualità con la capacità d’amare : infatti , si sviluppa l’amore solo quando i moti pulsionali relativi al processo primario hanno pieno accesso alla sessualità, come risultato di un processo di maturazione.
Facendo un raffronto con una società africana, quella dei Dogon, Morgenthaler osservava che, a differenza di quanto avviene nel mondo occidentale, non si verifica una dipendenza dal partner sessuale ma dal gruppo. Le tradizioni dei Dogon non permettono in tal modo il formarsi del circolo vizioso dell’investimento sessuale unito alla dipendenza dall’oggetto sessuale, e la capacità di amare trova minori ostacoli, e comunque di natura diversa da quanto avviene tra noi.
Nei Papua della Nuova Guinea, l’investimento dell’oggetto sessuale e la dipendenza da esso rendono inquieti e danno luogo a violenze tra uomo e donna, quando vi è il mantenimento dell’investimento del proprio oggetto sessuale ma non la sopportazione della dipendenza da esso.
Dunque la cultura di appartenenza ancora una volta, con le sue regole sociali, condiziona e connota il comportamento.
Per Morgenthaler la vicinanza pulsionale sessuale pervade ogni rapporto e ogni presa di contatto interpersonale, ma nella nostra cultura viene negato il fatto che siamo sempre esposti al processo primario, e la disposizione emotiva viene sovrastata dalla tonalità affettiva, che è tipica di ogni cultura e società.



Bibliografia in italiano

MORGENTHALER F., (1976), “La posizione delle perversioni nella metapsicologia e nella tecnica”, 1976,4: 1-7

MORGENTHALER F.(1977), “Forme di rapporto della perversione e perversione delle forme di rapporto: uno sguardo nei recessi della psicoanalisi “, Psicoterapia e Scienze umane, 1977, 2: 1-14.

MORGENTHALER F. (1980), Tecnica:dialettica della prassi psicoanalitica, Boringhieri, Torino (Ed. originale in tedesco: 1978)

MORGENTHALER F.(1982), “L’omosessualità”', Psicoterapia e Scienze umane ,1982, 1:.3-37.

PARIN P, MORGENTHALER F. , PARIN-MATTHEY G., “Temi il prossimo tuo come te stesso”,1982, Milano, Feltrinelli (in tedesco, ed. originale 1971),

MORGENTHALER F., (1983), “Diagnostica del sogno. Il significato dei punti di vista formale e strutturale”, Psicoterapia e Scienze umane, 1985, 1: 7-26.

MORGENTHALER F. (1984 ), “Sessualità e psicoanalisi”, Psicoterapia e Scienze umane, 1984 , 2.3-28

MORGENTHALER F. (1986), “Un sogno come mezzo di prova”, Psicoterapia e Scienze umane,1987, 2: 3-24.

MORGENTHALER F.(2006), Due contributi nel numero del Quarantennale di Psicoterapia e Scienze umane: “Forme di rapporto della perversione e perversione delle forme di rapporto: uno sguardo nei recessi della psicoanalisi “ 1977

''Una lettera a Heinz Kohut"(1981), Psicoterapia e Scienze umane''', 2006, 3.

PARIN P, MORGENTHALER F. , PARIN-MATTHEY G., “Les blancs pensent trop”', Paris, Payot, 1966 (Ed. Zürich: Atlantis, 1963).

PARIN P, MORGENTHALER F ,“Moi et oralité dans l'analyse des Dogons”. In: '''Connexions''' (Paris), 4, 15, 43-48., 1975 (ed. orig.1964)

PARIN P, MORGENTHALER F. , “Observations sur la genèse du Moi chez les Dogon”, Rev. Fr. Psychanal. 1967 :31(1) :29-58.



Links

Vedi la voce Fritz Morgenthaler [in lingua tedesca]

In Italiano: v. Materiali sulla storia del Gruppo di Psicoterapia e Scienze Umane .



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