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L'angolo dei colleghi e dei curiosi III




Patologie del bambino e scenari narcisistici della genitorialità




Il concetto di narcisismo prende il nome dal mito di Narciso, come narrato nelle Metamorfosi di Ovidio. Il mito racconta di un giovane di rara bellezza, Narciso, che, specchiandosi nelle limpide acque di una fonte, si innamora della propria bellissima immagine ma poi si lascia morire, rendendosi conto dell'impossibilità del suo amore.
Tale concetto, inteso appunto come amore per sé, è stato introdotto da Freud nel 1914 (Introduzione al narcisismo, 1914). Precedentemente, egli aveva postulato diverse fasi dello sviluppo della pulsione sessuale (o libido), inizialmente autoerotica, cioè centrata sul proprio corpo, e poi su un oggetto esterno. In seguito, Freud aveva postulato una fase intermedia, detta narcisistica, in cui la persona prende se stessa come oggetto d'amore.
Il piccolo bambino, specie nelle prime fasi della vita, cerca di soddisfare il bisogno vitale di autoconservazione e di sostegno, amando l'oggetto-madre che si prende cura di lui e contemporaneamente amando se stesso nella propria madre e nei cosiddetti sostituti materni, con cui stabilisce una relazione detta appunto narcisistica.
Ma anche i genitori creano col piccolo bambino una relazione narcisistica, vedendo in lui amate immagini idealizzate di sé o un oggetto differente da sé. Il bambino poi, a sua volta, si identificherebbe con questo meccanismo proiettivo, introiettandolo come proprio ideale. Divenuto genitore, questo ideale verrà nuovamente proiettato, stavolta sul proprio figlio e con ciò verrebbero poste le basi del meccanismo dell'eredità culturale intergenerazionale.
A seconda dei tipi di proiezione dei genitori sul bambino, si possono creare due dinamiche, che danno vita a due scenari differenti: o “fissare” una scena in modo immutabile , oppure costruire ex novo, correggendolo in base alle proprie aspettative, un passato che non si riesce ad accettare.

Questi sarebbero, secondo alcuni AA, i prototipi di tutte le relazioni genitore-bambino. Quando, nel corso dello sviluppo, predomina e sussiste da parte del genitore la relazione patologica narcisistica col bambino, che quindi non viene mai riconosciuto come essere differenziato, possono crearsi, oltre a difficoltà di adattamento al mondo esterno, anche patologie del carattere, che magari non si manifestano subito, ma avanti nel tempo, anche sintomi come vomito, disturbi dell'alimentazione (anoressia-bulimia) , patologie dermatologiche ecc. che spesso manifestano opposizione o bisogno incolmabile di attaccamento verso la madre.
Colloqui con lo psicologo e un'osservazione congiunta madre-bambino possono fornire in questi casi preziose indicazioni su come si configura il loro legame e come sia possibile da parte dello psicologo intervenire, correggendo nella madre la ripetizione di personali esperienze negative infantili e instaurando così un rapporto sano col bambino stesso.


Bibliografia

Freud S. (1914), Introduzione al narcisismo, Opere di Sigmund Freud, 7: 441-472, Torino, Boringhieri, 1975
Grunberger B. (1977), Il narcisismo, Bari, Laterza
Kernberg O.F. (1975), Sindromi marginali e narcisismo patologico, Torino, Boringhieri, 1978
Kohut H. (1971), Narcisismo e analisi del Sé
, Torino, Boringhieri, 1976
Manzano J., Il narcisismo nella genitorialità. Gli scenari narcisistici della genitorialità , Psicoterapia e Scienze Umane, 2, XXV, 2002 (v. mia recensione su Psychomedia).







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