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L'angolo dei colleghi e dei curiosi IV




FRITZ MORGENTHALER


Fritz Morgenthaler: un breve tributo a 94 anni dalla nascita


Fritz Morgenthaler, psicoanalista di nazionalità svizzera, nasceva a Oberhofen , in Svizzera, 94 anni fa, il 19 luglio 1919 (1919 Oberhofen -1984 Addis Abeba).

Quasi un secolo dalla nascita: per i più anziani tra noi, Morgenthaler potrebbe essere un padre; un nonno per i più giovani colleghi. Un nonno che però ci offre ancor oggi una capacità di pensiero ricco e giovane, in confronto al quale quello che oggi viene considerato “all'avanguardia” sa di stantio, impallidisce e svanisce come tante cose di scarso o nessun valore. Un artista del pensiero psicoanalitico, come pure un originale artista nel campo delle arti figurative. L'artista sogna, intuisce, crea, precorre i tempi. Il sommo artista, pensiamo a Leonardo, è un genio multiforme, che sa cogliere il reale dalle più diverse angolazioni, e ogni volta ce ne rivela angoli nascosti.

Prendiamo un capisaldo della psicoanalisi, addirittura la pietra angolare su cui Freud ha costruito l'edificio immane della psicoanalisi: “L'interpretazione dei sogni”.

Dopo l'Interpretazione, sembrava che nulla più avrebbe potuto essere detto di nuovo e soprattutto di importante sull'argomento.

Ma dopo aver scritto uno dei pochi libri sulla Teoria della Tecnica, "Tecnica: dialettica della prassi psicoanalitica", Morgenthaler, che del pensare ed elaborare ha fatto un'opera d'arte, si è accinto a scrivere un trattato analogo sul sogno. Purtroppo la morte improvvisa e prematura gli ha impedito di portare a compimento il progetto. Ci restano due studi di grande interesse (cfr. la bibliografia del mio breve profilo di F.M. su questo stesso sito), che fanno intuire la straordinarietà dell'opera che aveva iniziato a scrivere. Ne restano tracce anche nei seminari di Bologna e Milano e nelle supervisioni in Italia, paese a lui caro.

Mi sembra di poter qui sinteticamente dire che Morgenthaler non prescinde mai, per l'interpretazione di un sogno, dal processo in atto, con particolare riferimento al vissuto che coinvolge sia paziente che analista. Per lui (1983), il simbolo è un oggetto, in cui la censura fa scomparire l'Es: rappresentazioni e ricordi consci sono, infatti, i contenuti latenti resi irriconoscibili dalle censure dell'Es e dell'Io. Mi pare particolarmente interessante il punto di vista di Morgenthaler (1986), quando sottolinea come il trovare nel sogno desideri rimossi soddifatti allucinatoriamente costituisca solo una piccola parte del lavoro del sogno, che soprattutto riguarda determinate qualità del vissuto.

Morgenthaler sottolinea a più riprese che l'inconscio, potenziale energetico senza contenuti, non è afferrabile, ma talvolta si lega a rappresentazioni o desideri inconsci dell'Io. Perciò, anche nel considerare i contenuti onirici latenti, va fatta distinzione tra movimenti idifferenziati dell'Es ed espressione delle componenti inconsce dell'Io, le uniche che si manifestino nel contenuto onirico latente.

Nel sogno - insiste Morgenthaler - è importante vedere la tendenza dell'inconscio, l'unica a darci indicazione sulla situazione transferale del sognatore in quel preciso momento, con quel preciso analista, e tale tendenza può essere colta solo dopo aver considerato gli elementi formali e la loro successione sia del sogno che del suo racconto, ivi compresa la sua collocazione nella seduta e la ricostruzione dei nessi formali e strutturali della seduta stessa.

La simbolizzazione viene quindi ad essere solo uno dei modi, peraltro assai raffinato, a disposizione dell'attività inconscia dell'Io per travestire i moti pulsionali inconsci, attuare la censura e proteggere il sonno.

Vorrei ancora notare che, mentre Freud era interessato, nell'interpretazione dei sogni, alla prospettiva genetica, Morgenthaler è interessato a quella funzionale, atta a far comprendere il vissuto, che va ben al di là dell'interpretazione del significato, limitato a scoprire il desiderio inconscio.

La teoria dei sogni secondo Morgenthaler fa parte della metapsicologia, mentre la diagnosi e l’interpretazione fanno parte della tecnica psicoanalitica.

Anche nel sogno abbiamo un elemento emozionale dato dal movimento delle pulsioni istintuali indirezionate, relativo all’Es e che dà la qualità del vissuto del sogno; e una forma e una struttura dati dall’elemento cognitivo del pensiero.

Il sogno rende possibile un accesso particolare all’inconscio e contiene moti inconsci dell’Es e componenti inconsce dell’Io.

Anche il sogno, come le azioni, i pensieri ecc, segue i destini pulsionali, cioè la trasformazione nel contrario, il rivolgimento sul soggetto stesso, la rimozione, la sublimazione.

Quella che viene chiamata censura onirica è una prestazione inconscia dell’Io che ha la funzione di trasformare il contenuto onirico latente in sogno manifesto, suscettibile di giungere alla coscienza. La trasformazione non fa scomparire i moti inconsci dell’Es, che continuano a mostrarsi attraverso segnali emozionali che esprimono la qualità dei vissuti che si forma sotto l’influsso del processo primario.

Il ricordo del contenuto, ciò che il sognatore riferisce e associa, si trova sotto l’influsso del processo secondario.

Le tecniche che agiscono nel lavoro del sogno sono: condensazione, rivolgimento nell’opposto, spostamento, decentralizzazione, trasformazione attraverso simboli che rinchiudono in una rappresentazione di oggetto il movimento dei moti pulsionali indirezionati dell’Es.

La concezione di Morgenthaler del sogno si differenzia da quella di Freud. Infatti Freud seguiva i nessi tematici mentre Morgenthaler segue i nessi funzionali, quindi non i contenuti delle rappresentazioni rimosse, ma il vissuto del sognatore e di tutti quelli che sono stati confrontati con questo sogno.

Si tratta quindi di una psicologia del vissuto e non di una psicologia del ricordare, associare e comprendere.

Il sogno quindi fornisce chiarimenti del vissuto del sognatore fino agli strati inconsci e va ben oltre rispetto all’interpretazione del contenuto.

Morgenthaler ci dà un'immagine plastica, a mio parere bellissima, del sogno. Immaginiamo -dice- il sogno come un teatro: nella scena gli attori principali sono il principio di realtà, la causalità, la logica, la coscienza; le comparse sono i resti diurni.

Dietro le quinte vi sono i registi, che sono le difese o componenti inconsce dell’Io, che cercano di far procedere la rappresentazione scegliendo gli accessori di scena e i travestimenti dei moti pulsionali inconsci, che Morgenthaler chiama i contestatori incivili. Essi tentano di irrompere sulla scena.

Se la regia non riesce a trattenere la tensione della pulsionalità si possono vedere cose assurde oppure la regia può cambiare scena o, come estrema difesa della censura, chiudere il sipario.

L’analista deve osservare la psicodinamica (che ci dà la tendenza fondamentale dell’inconscio, in cui poi possiamo inserire i contenuti), e la funzione dell’accadere onirico; il rapporto del sognatore col suo sogno e con colui al quale racconta il sogno; la specificità della situazione, cioè né prima né dopo; perché il sognatore ha sognato proprio questo e perché proprio in questo momento; quale movimento emozionale inconscio l’abbia indotto a sognare e a non dimenticare il sogno; che cosa l’abbia indotto a raccontarlo a una certa persona e non a un’altra.

L’analista deve tenere presente che ricordarsi un sogno non è mai un caso; che il paziente può sapere di aver sognato e non ricordare il sogno e che questo può essere dato da una resistenza di traslazione; che il sogno contiene tutti gli elementi essenziali del vissuto infantile, che costituiscono il movimento emozionale del sogno, attualizzati nella situazione onirica data, e non tutto ciò che può essere accaduto nell’infanzia; che il sogno non è una forma di ricordare ciò che è stato dimenticato o rimosso, ma un mettere in atto, nell’azione del sognare e del raccontare il sogno, qualcosa che non è mai stato notato e quindi che non è mai stato cosciente (cioè eventi vissuti senza essere capiti).

Se un paziente porta finalmente un sogno, significa che può esprimere la possibilità di esibire il movimento emozionale che era represso, inibito o rimosso, movimento emozionale che ha potuto sperimentare in una traslazione deconflittualizzata.

Invito i miei giovani colleghi a leggere di prima mano le pagine difficili ma straordinarie che Morgenthaler ci ha lasciato sul sogno, di cui le mie parole sono solo una pallida ombra, e a lasciarsi andare con lui al sogno, senza paura, ma con l'entusiasmo di chi sa di essersi messo per la strada della scoperta che non ha mai fine.





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